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Autore
Monica Forghieri e Benedetto Tangocci

Noi, psicosofi. Nello scorso numero dell’Altra Medicina abbiamo visto le motivazioni che hanno spinto noi e alcuni dei colleghi psicologi, psicoterapeuti, e soprattutto amici, appartenenti a Sinergetica, Movimento di Libera Psicologia, a cercare una nuova identità in cui riconoscerci. Le riassumiamo brevemente. A nostro avviso, nel diventare una professione sanitaria, la psicologia ha perso di vista proprio quegli aspetti cui maggiormente sentiamo di doverci dedicare, con le competenze e l’esperienza che ci sono proprie ma con una diversa sensibilità, nuova e al contempo antica. Per questo desideriamo differenziarci dalle figure di psicologo o psicoterapeuta, oggi principalmente legate alla diagnosi e alla cura delle psicopatologie o al sostegno psicologico, inteso come sostegno ai soli aspetti mentali e emozionali. Non ci riconosciamo in questa visione, a nostro avviso riduttiva, e intendiamo delineare una nuova professionalità, che non si sovrapponga a quella psicologica e al contempo si differenzi da altre figure già esistenti. Le premesse Oggi è comune che la psicologia sia definita la “scienza della mente”, sebbene psyché (ψυχή), anima, non sia riducibile al concetto di mente e lógos (λόγος), parola, discorso, ragione, troppo spesso non sia sinonimo di epistème (ἐπιστήμη), l’aspetto rigoroso della conoscenza che Platone contrappone alla doxa (δόξα), l’opinione. Proprio l’epistemologia ci ha infatti insegnato a affrontare con spirito critico ogni presunta conoscenza. Ci ha insegnato, con Karl Popper (1959), che nessuna tesi può essere verificata e che è unicamente possibile provvisoriamente accettarla se non sperimentalmente confutata. Sempre l’epistemologia, ci ha insegnato, con Thomas Kuhn (1962), che gli stessi paradigmi alla base di ogni disciplina possono essere dei paraocchi che offuscano la capacità di vedere oltre i confini da essi stessi delineati. Kuhn dimostra infatti che, all’interno di un paradigma dominante, le evidenze che non vi si confanno sono abitualmente negate, o ignorate, fintanto che la loro mole non porta alcuni ricercatori a prenderne atto e a integrarle in una nuova prospettiva. Noi non rigettiamo le preziose conoscenze che la disciplina psicologica, quando realmente scientifica, ci ha offerto, ma al contempo abbiamo ben chiaro il monito che la scienza non debba diventare scientismo e crediamo che i tempi siano maturi per un nuovo paradigma. Sentiamo il bisogno di andare oltre l’attuale prospettiva, di salvare quei preziosi frutti che ha saputo offrirci e al contempo di abbandonare quei fardelli che rischiano altrimenti di impedire che il viaggio di conoscenza possa proseguire. Non possiamo più accontentarci di una disciplina della mente, dobbiamo adesso guardare alla psiche nella sua interezza. Non possiamo più accontentarci di un “discorso” (lógos) sulla psiche poiché crediamo che nell’arte di rapportarsi ad essa sia giunto il momento di rivolgersi a una nuova musa. L’immagine non è retorica, poiché crediamo che una vera disciplina della psiche debba necessariamente nascere dal connubio tra scienza e arte e che a quest’ultima spetti il ruolo di primo piano. Nel definirci abbiamo scelto di recuperare il pieno significato di psyché, anima, e di affiancarle Sophia (Σοφία), la personificazione della sapienza, in minuscolo, sofia (σοφός). Il termine è talvolta tradotto anche con “saggezza” sebbene, come nota Aristotele nell’Etica Nicomachea, mentre la saggezza dirige il comportamento umano ed è pertanto ad essa limitata, la sapienza include gli aspetti trascendenti alla stessa esistenza umana. In italiano il termine ci arriva attraverso la sua traduzione latina, “sapientia”, e dalla stessa radice derivano sia “sapere” che “sapore”, suggerendoci una stretta connessione tra i due concetti, di cui, anche in questo caso, facciamo tesoro. Nella ricerca di un nuovo approccio alla psiche, riteniamo fondante, nella scelta dei termini, basarci sui loro etimi, dal greco ètymon (ἔτυμον), neutro sostantivato dell’aggettivo ètymos (ἔτυμος), vero, reale, intimo significato (di una parola). La Psicosofia Queste le premesse che ci hanno portato a definire “Psicosofia” la nuova visone sulla psiche che intendiamo proporre e a chiamare noi stessi “psicosofi”. Il termine “psicosofia” non è nuovo: appare per la prima volta in latino, psychesophie, nel terzo tomo degli Elementa metaphysicae del salernitano Antonio Genovesi (1743-1756); è utilizzato da Rudolf Steiner in una serie di conferenze da lui tenute a Berlino nel 1910 (trascrizione e traduzione: 1939); ricorre in alcuni siti internet, sia che si rifanno esplicitamente al lavoro di Steiner, sia che lo derivano dall’unione tra “psicologia” e “filosofia”, o da altre origini. Tra questi il lavoro più corposo è sicuramente quello di Steiner che, seguendo la formazione del termine “Teosofia” (sapienza – conoscenza – di Dio), dottrina cui egli ha inizialmente aderito, dopo avere coniato “Antroposofia” per riferirsi allo studio dell’uomo, ricorre a “Psicosofia” per riferirsi allo studio della sua anima e a “Pneumatosofia” per gli aspetti legati al suo spirito. Noi, pur sposando la distinzione fatta anche da Steiner tra corpo, anima e spirito (ma che comunque non origina dal suo lavoro), nella definizione di Psicosofia non sentiamo di poterci inserire nella visione antroposofica. Riteniamo semmai che al termine spetti una nuova nascita, che attinga direttamente e senza mediazioni alla sua etimologia, tanto più che questo excursus sulla parola è per noi successivo alla scelta di chiamarci psicosofi, scelta che deriva da un’intuizione di Monica. Il manifesto della Psicosofia La “sapienza della psiche” è per noi un percorso che riconosce all’essere umano una sua interezza e che quindi si interessa al tutto, hòlos (ὅλος), in una visione che sia realmente olistica, nella sua primaria accezione di interesse non ridotto solo a alcuni aspetti dell’esistenza umana. Siamo pertanto interessati a ogni aspetto dell’essere umano, sia psichico, che fisico, emotivo, sociale e spirituale, pur attribuendo particolare importanza all’anima umana che riconosciamo essere il ponte naturale tra il corpo e lo spirito. Riteniamo che ogni individuo sia un’unità biopsicosociale e al contempo sia parte di un Tutto, sia nella sua accezione spirituale che in riferimento alla Natura. Gli psicosofi, pur consapevoli dell’importanza delle conoscenze e delle competenze derivanti dalla propria formazione, non si riconoscono né in rigidi sistemi diagnostici né nell’applicazione di protocolli standardizzati. Sentiamo invece centrale l’importanza dell’intuizione e dell’empatia come modalità conoscitiva profonda e immediata di un altro essere umano. Gli psicosofi si pongono quindi come dei facilitatori, degli accompagnatori, che aiutano l’individuo a entrare in contatto con la propria parte animica, in modo che ogni persona, come da un seme, possa germogliare e divenire ciò che in essenza già è. Sappiamo che a tal fine è necessario accettare e perdonare il proprio passato e le proprie radici, diversamente questi aspetti sono vissuti come se fossero delle colpe da espiare e rischiano di dare vita a delle strategie inconsce autopunitive. All’opposto, riteniamo che le crisi e le difficoltà siano delle opportunità che aiutano a evolvere. Ci impegniamo quindi a accogliere la vita nel suo insieme e, per quanto possibile, a non giudicare. Aiutiamo chi si rivolge a noi a togliersi dal ruolo di vittima e a assumere quello di protagonista. Promuoviamo uno stile di vita che rispetti una sana alimentazione, un adeguato movimento fisico, dei ritmi biologici salutari e la ridotta esposizione ai mezzi digitali in favore di un maggiore contatto con la Natura per facilitare il senso di profonda connessione con essa. Incoraggiamo la creatività in ogni sua forma, sia essa di natura artistica, che espressa in lavori manuali, che manifestata nella libertà di pensiero e nella formazione di un proprio spirito critico. Stimoliamo l’integrazione di ogni parte di sé, verso una più profonda consapevolezza. Sentiamo essenziale guidare le persone che si rivolgono a noi nella scoperta del significato profondo del loro essere al mondo. Interrogarsi sul senso della propria esistenza, lungi dall’essere una domanda adolescenziale che dovrebbe essere accantonata crescendo, è infatti il necessario presupposto per non subire il peso dell’illusione di credersi esseri inutili in un mondo senza alcun significato. Siamo invece certi che intraprendere un percorso di comprensione della propria esistenza porti a ben altre conclusioni e che dalla consapevolezza di esse derivi una superiore qualità della vita. Nel fornire assistenza in tale percorso non dimentichiamo che ognuno è chiamato a trovare la sua risposta e che pertanto, pur sentendo la profonda valenza spirituale di tale intento, non riteniamo di legare il nostro lavoro a nessuno specifico insegnamento religioso. Crediamo nel valore dell’esperienza diretta, riassumibile nella massima di “non credere a niente che non si sia personalmente sperimentato”. Il nostro lavoro non è pertanto direttivo ma maiuetico, non informativo (che vuole dare una forma) ma educativo, nella sua accezione etimologica di educĕre, ovvero di aiutare a tirare fuori ciò che è già presente. Si tratta di accogliere l’altro e assisterlo, accompagnarlo, nell’esprimere al meglio il suo vero sé, partendo dal facilitargli il riconoscimento dei condizionamenti che ancora subisce e, per quanto possibile, dall’aiutarlo a rappacificarsi con le proprie ombre. A tal fine, noi per primi, ci impegniamo in un analogo percorso che, ne siamo consapevoli, non ha mai fine. Non pensiamo quindi di detenere in tasca alcuna verità, se non nel migliore dei casi la nostra verità, e pertanto ci consideriamo dei “compagni di viaggio” di chi si rivolge a noi. Compagni per alcuni aspetti più esperti nel percorrere alcune tratte e in questo, ci auguriamo, utili anche al loro viaggio. Questo è il nostro scopo, gli anglosassoni direbbero, la nostra “mission”. Certamente, senza pregiudizio alcuno e con le migliori intenzioni, ci impegniamo al massimo perché il viaggio insieme sia piacevole e fruttuoso, nella direzione di una una maggiore consapevolezza di sé e di una migliore qualità della vita. Bibliografia Genovesi, A. (1743-1756). Elementa metaphysicae mathematicum in morem adornata. Vol. 3. Napoli: Ex Typographia Simoniana. Kuhn, T. S. (1962). The structure of scientific revolutions. Chicago: University of Chicago Press. Popper, K. R. (1959). The Logic of Scientific Discovery. London: Routlege. Steiner, R. (1910). Antroposofia – Psicosofia – Pneumatosofia. tr. It (1939). Roma: Edizioni di Religio.

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