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Autore
Alessandra Marino Psicologa, Kinesiologa e Psicosofa
M. Angela Zenari Psicologa, Psicoterapeuta, Ipnoterapeuta e Psicosofa

 Libertà di Parola e libertà di Essere 

In principio era il Verbo. L’incipit del Vangelo di Giovanni è un luogo obbligato per chiunque intenda riflettere sul potere della parola. 

Nel principio era la Parola. La Parola era presso Dio, cioè  la Parola di Dio era la Parola della Creazione. Avere la parola è divenuto sinonimo di autorità suprema, di prestigio, di potere di persuasione enorme e talvolta pericoloso.

George Steiner ha osservato che le ideologie “competitive”, come il nazismo o il fascismo non producono lingue creative, ma spesso “saccheggiano e decompongono la lingua della comunità”, manipolandola e usandola come un’arma. Questo inevitabilmente evoca il  romanzo “1984” di George Orwell. in cui un regime totalitario mistifica totalmente la verità della storia attraverso la trasformazione delle parole da sempre usate in  Neolingua. La Neolingua si prefigge di diminuire le possibilità e lo sviluppo stesso del pensiero e di qualsivoglia divergenza critica. 

Il poeta polacco Czesław Miłosz, che sperimentò la persecuzione e l’esilio, osservava: “Chiunque detenga il potere può controllare anche il linguaggio, e non solo con le proibizioni della censura, ma cambiando il significato delle parole”. Cambiare i significati o, più semplicemente, confonderli e cancellarli, è la premessa per l’impossessamento abusivo di parole chiave piegate, snaturate e infine scagliate con violenza contro gli avversari. 

Il linguaggio, strumento principale della democrazia, può trasformarsi in uno strumento pericoloso, potente e annichilente. 

Quando manca la capacità di nominare le cose e le emozioni, manca un meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi. La violenza incontrollata è uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza perché, chi non ha i nomi per la sofferenza, la agisce e la esprime volgendola in violenza, con conseguenze spesso tragiche. 

Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a dei cambiamenti molto rapidi e siamo stati chiamati a adottare comportamenti che in altri periodi ci sarebbero apparsi inaccettabili, molte parole sono state scritte sulle componenti manipolative del linguaggio utilizzato dalla maggioranza di autorità istituzionali. Per certi aspetti possiamo ipotizzare che l’esperimento abbia funzionato perché è evidente che molti cittadini si sono adattati e hanno fatto proprie regole ed espressioni linguistiche promosse dai media e dalle autorità e tuttora stiamo assistendo, con un ritmo sempre più incalzante, al modificarsi di usi e consuetudini in atto da secoli, se non da millenni, almeno apparentemente nell’inconsapevolezza del fenomeno in atto.

E’ quindi importante una riflessione sulle modalità in cui viene utilizzata la PAROLA in questa particolare fase storica.

La comunicazione, secondo la definizione della Teoria dei Sistemi, è la trasmissione di un messaggio da un emittente ad un ricevente attraverso un canale e i cinque assiomi che ne derivano sono 1) non si può non comunicare, 2) nella comunicazione c’è un livello di contenuto e uno di relazione 3) la punteggiatura influenza il significato della comunicazione 4) nella comunicazione distinguiamo un modulo analogico (non verbale) e uno numerico (verbale) e 5) la comunicazione può svolgersi su un piano simmetrico e su un piano complementare.

Nel romanzo “1984” la lingua del "male" è il risultato di una distruzione lessicale e di una contrazione delle parole, che coincide con l’atrofizzazione delle facoltà mentali degli abitanti di Oceania, in quanto la qualità del pensiero e i limiti del mondo di una persona sono proporzionali al tipo di linguaggio di cui dispone. Qui il livello del contenuto perde importanza rispetto al livello della relazione, che diventa sempre piu gerarchica e asimmetrica, 

“Tu credi che il nostro lavoro principale sia la creazione di parole. Neanche per idea! Noi distruggiamo le parole - enormi quantità, centinaia di parole, ogni giorno. Stiamo riducendo la lingua all'osso. La NEOLINGUA non mira ad altro che a ridurre la gamma dei pensieri: mancheranno le parole per esprimere certi pensieri... Ti rendi conto, Winston, che per il 2050, al più tardi, non vivrà un singolo essere umano in grado di capire una conversazione come questa?”.  (George Orwell, 1984)

Sarebbe interessante osservare quante nuove parole sono state introdotte nell‘uso comune della lingua italiana attraverso il linguaggio dei Media in questi anni e come questi termini di Neolingua possano indurre gli individui a diventare prigionieri e succubi del loro nuovo linguaggio e dell’ideologia cui esso è asservito.

Le parole hanno potere e soprattutto conferiscono potere. Il potere in ogni tempo si è appropriato delle parole e ha attribuito dei significati a esse. Dare un nome alle cose ha un significato profondo, nelle tradizioni religiose è uno dei primi compiti delle divinità. 

Se gli uomini che hanno influenza decidono di cambiare il significato delle parole, ci riescono. Questo è quello che sta capitando a noi: il passaggio dalla lingua alla neolingua, che usa parole che esistevano e ne cambia il significato o inventando termini nuovi importandoli da culture anglofone. 

Per quale motivo chi ha, e vuole mantenere il potere, agisce sulle parole?

La parola definisce e crea o distrugge la realtà. Da sempre ci sono state frasi che, come incantesimi, possono assumere un significato magico per ottenebrare o purificare il pensiero, e quindi ridurre o aumentare la libertà dell’essere umano. E’ importante quindi a livello personale operare scelte “metalinguistiche” e riflettere sulle parole da far entrare o meno nella nostra vita. 

La parola ha un immenso potere evocativo.

“Avrah KaDabra”, dicevano gli antichi sapienti in aramaico, “io creo quello che dico”.

La parola è così potente da evocare un oggetto, o persino distruggerlo.

È un vero e proprio atto creativo.

La parola dà un’informazione sull’oggetto di cui si sta parlando e soprattutto suscita un’emozione e evoca un’immagine. L’effetto è talmente rapido e inconsapevole che sfugge alla percezione del soggetto. Questo  potere è stato ampiamente studiato dagli esperti di marketing e da tutti coloro che si prefiggono di orientare gli stati d’animo e quindi le scelte e le decisioni degli interlocutori.

Ciascuno di noi ha un ricco repertorio di esperienze in cui una parola ha fatto la differenza, un complimento, un rimprovero, un insulto, un commento sarcastico… le parole si insinuano nella nostra mente e nel nostro cuore, lasciano un segno nella nostra anima. Da questo si evince quanto sia importante conoscerne il significato, discernere le sfumature differenti di parole analoghe, cogliere le incongruenze e le insidie, proteggersi dalla tendenza a snaturare il senso di termini di uso quotidiano.

Quante volte abbiamo letto o sentito la parola "fragile" nella nostra vita? Fino a qualche anno fa questo termine era associato agli oggetti e ne evidenziava la natura delicata e formulava un implicito invito a trattarli con cautela e delicatezza. Dal 2021 questo termine è stato associato alle persone creando una nuova categoria in cui venivano assimilati malati, donne in gravidanza e ultrasessantenni, in particolare in riferimento all’obbligo di inoculazione di un farmaco di nuova produzione, promosso come elisir magico che avrebbe dovuto proteggere da morte certa. Una folla di ultrasessantenni, perfettamente in salute, idonei a svolgere tutti i tipi di lavoro, anche quelli più faticosi e pericolosi, alla velocità della luce sono stati riclassificati come “fragili” e quindi potenzialmente cagionevoli di salute, a rischio di malattia/morte. 

Un altro termine che ha goduto di un successo strepitoso negli ultimi anni è “scienza” definita dal vocabolario Treccani “Insieme delle discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, o che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, e che si avvalgono di linguaggi formalizzati.” Dalla scienza origina il metodo scientifico inteso come l’insieme di norme, direttive e convenzioni seguite nell’impostazione e nella conduzione della ricerca, in base a criteri generali di razionalità e obiettività che garantiscano non solo la significatività e la comunicabilità dei processi di acquisizione teorica, ma anche la riproducibilità e la verificabilità delle osservazioni su cui tali processi si basano. Sempre secondo Treccani il cultore, conoscitore di scienza è lo “scienziato”, cioè colui che “ha acquisito profonda conoscenza di una o più scienze, attraverso studi intensi e costanti, e con serietà di metodo e d’indagine”. Pur condividendo il significato di questi termini, manca ad oggi una definizione dei criteri che ci permettono di definire chi è scienziato e chi non lo è e su questa carenza negli ultimi anni si è insinuato un uso, e probabilmente un abuso, del termine scienziato. Dichiarare che una persona è uno scienziato contribuisce a costruire un’immagine caratterizzata da un’aura di conoscenza, serietà, rigorosità agli occhi e soprattutto all’udito di chi ascolta. Quindi per convalidare un’affermazione la si fa pronunciare da uno “scienziato”, senza mai precisare quali titoli, competenze lo definiscono tale.

La fiducia nella scienza e negli scienziati, costruita a suon di slogan promossi a tempo pieno dai vari Media ha favorito la nascita di una nuova fede, tant’è che è diventato usuale dire “io credo nella scienza” trascurando l’importanza del dubbio – “L’essenza della scienza è il dubbio, non la verità" – e dei dati   (Silvano Petrosino) - che sono gli ingredienti fondamentali dei procedimenti scientifici.

“La scienza autentica non è mai caduta nella trappola della semplificazione e della trasmissione di facili certezze: la vera scienza vuole innanzitutto conoscere e non controllare/rassicurare” (Silvano Petrosino).

Data la complessità del mondo, l’uomo è costretto a rappresentare il suo ambiente con modelli semplificati: le famose mappe che diventano territorio – Korzybski  “a map is not the territory it represents” - denominati pseudo-ambienti virtuali in cui è possibile vivere una vita fatta di rappresentazioni. Il linguista Lakoff specificò ulteriormente come lo pseudo-ambiente non sia costituito da contenuti ma da codici, simboli, metafore, capaci di creare un forte contesto emotivo.

Le nominalizzazioni sono quindi parole cariche di emotività,  sono parole dense di significato, che catturano l’attenzione perché a livello inconscio evocano un sentimento legato alle memorie più recondite. Cosa fare quindi per restituire il significato originario ed etimologico alle parole rese Neolingua?  Prima di tutto è necessario allenarsi all’ascolto consapevole, e quando ci accorgiamo che la parola che ci viene presentata non è più coerente con il suo significato etimologico, possiamo riflettere sulle emozioni o negazioni delle emozioni che questa parola vorrebbe indurre in noi, e poi cercare di capire i motivi per cui  qualcuno ha interesse a controllare il nostro modo di sentire e di pensare. Da questo processo di analisi e elaborazione potrebbe emergere un’ipotesi condensabile nella parola etimologicamente fondata che è “manipolare” il cui significato è “Impastare, modellare, alterare, rielaborare, rimaneggiare, influenzare, condizionare”. L’azione del manipolatore viene vanificata dall’esercizio costante dell’ascolto consapevole, e dalla riflessione, elaborazione e scelta di autocostruirsi una propria visione del mondo, in accordo con i valori profondi che da sempre hanno ispirato la nostra esistenza.

 

Bibliografia

  • Vangelo di Giovanni, 1,1-14 
  • George Steiner  (1984) Dopo Babele. Aspetti del linguaggio e della traduzione. Firenze: GARZANTI   
  • Czesław Miłosz  (1983)  Czesław Miłosz  racconta Czesław Miłosz.   a cura di Aleksander Fiut. Bologna: CSEO Biblioteca
  • George Orwell (1950) 1984.  Milano: A. Mondadori
  • Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1971) Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio
  • Alfred Korzybski (1933) Science and Sanity: An Introduction to Non-Aristotelian Systems and General Semantics. Institute of GS
  • George Lakoff e Mark Johnson (2022) Metafora e vita quotidiana ROI edizioni
  • Gabriele Buracchi (2023) Piccolo dizionario ragionato della neolingua. Torrazza Piemonte: Amazon 
  • LA NEOLINGUA, OVVERO LA DESTRUTTURAZIONE DELLA MENTE ANTONIO BIANCO, ROBERTO PECCHIOLI, MASSIMO VIGLIONE. https://www.youtube.com/live/Y8lyDtuTXTg?si=mt0ns52IcSojJmtw
  • Silvano Petrosino (2020) https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/lessenza-della-scienza-il-dubbio-non-la-verit-nemmeno-dei-dati-y4ly153q

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